Unit 0 - Introduzione generale. Una questione di modelli teorici e di metodi
Introduzione
È importante oggi la lingua italiana per uno straniero? Gli può servire a qualcosa? E chi la studia oggi nel mondo? Dove? Con quali motivazioni? È studiata solo perché ci sono stati Dante Alighieri, Michelangelo e Verdi, oppure perché dimostra di avere una funzione anche nel mondo globale contemporaneo? Serve all'Italia e alla sua economia che gli stranieri studino l'italiano?
C'è un nesso fra la lingua e il Made in Italy? In quale posizione si colloca l'italiano in una ideale graduatoria delle lingue più studiate nel mondo globale? E come insegnarlo?
Con quali metodi, con quali tecnologie?
E ancora...
Ecco alcune domande che si pongono quando esaminiamo la condizione dell’italiano nel mondo.
Introduzione/2
La nostra lingua-cultura ha dato nei secoli un apporto decisivo alla civiltà e oggi continua a essere oggetto di grande attenzione da parte degli stranieri. In questo corso vogliamo mostrare come l'italiano si diffonda oggi fra gli stranieri rispetto al passato, con quali novità e con quali legami con la sua tradizione.
Esiste uno stretto legame fra la lingua, la cultura, la società e l'economia italiana nel mondo: un legame che appare evidente agli stranieri, che, quando comprano una merce del cosiddetto Made in Italy o vanno a mangiare in un ristorante italiano, sono consapevoli di entrare in un mondo fatto di gusto e di buon gusto, dove valori estetici, eleganza, qualità della vita si propongono come diversi, forse complementari a quelli 'di plastica' del mondo globale.
Arte e letteratura, musica e scienza, moda e automobili, folclore e buona cucina: tutto appare evidentemente collegato per gli stranieri. Ma per gli italiani? Siamo consapevoli del ruolo della nostra lingua-cultura nel mondo globale?
Obiettivi del corso: sapere
Il corso vuole raggiungere due tipi di obiettivi, in termini di sapere e di saper fare.
Sul piano degli obiettivi propriamente conoscitivi (‘sapere’) il corso intende presentare i dati più aggiornati sulla condizione dell’italiano nel mondo, nonché alcuni elementi per delineare una storia della sua presenza fra gli stranieri. In particolare, sono messe in evidenza sia le vie tradizionali della sua diffusione – quelle legate all’identità dell’italiano come ‘lingua di cultura’ e quelle legate alla nostra emigrazione nel mondo – sia le nuove vie, che vedono strettamente unite le dimensioni linguistiche, simboliche e economiche nel ‘made in Italy’ entro i panorami linguistici e semiotici urbani del mondo globale. Proprio su queste tematiche ci saranno delle sorprese, che non anticipiamo…
Il corso analizza anche i tratti caratteristici della politica linguistica messa in atto dall’Italia nel considerare la sua lingua come oggetto di interesse da parte degli stranieri, nel mondo ma anche in Italia, soprattutto se si considerano le questioni linguistiche poste dall’immigrazione straniera. Su questo versante occorre considerare i processi di acquisizione spontanea dell’italiano, le azioni formative realizzate, il posto delle lingue immigrate nello spazio linguistico italiano.
Obiettivi del corso: saper fare
Sul piano degli obiettivi di ‘saper fare’, il corso mira a fornire gli strumenti per sviluppare una autonoma capacità di analisi delle situazioni in cui l’italiano entra in contatto con le altre lingue e culture.
Si intende sviluppare, allora, la capacità di analizzare dati di tipo sociolinguistico e di riconoscere le forze che condizionano le dinamiche dell’uso linguistico.
Come leggere i dati quantitativi? A quali strumenti fare riferimento se si vuole insegnare l’italiano? A quali fonti attingere nelle varie aree del mondo? Quali sono le istituzioni che si occupano della materia? Qual è la normativa?
Conoscere la situazione e avere gli strumenti per gestirla: questi gli obiettivi primari del presente corso.
Unit 1 - Gli stranieri che studiano l'italiano nel mondo
Una questione di modelli e di metodi
Le diverse indagini che nel tempo sono state realizzate sulla condizione dell’italiano nel mondo sono state per lo più di tipo quantitativo. Le indagini, cioè, si sono soffermate principalmente sui dati numerici, soprattutto per rispondere a queste domande.
Quanti studiano l’italiano nel mondo? E in quali Paesi?
Quali sono i profili socioculturali e linguistici degli stranieri che decidono di studiare l’italiano?
Quali sono le loro motivazioni?
Una questione di modelli e di metodi /2
Le domande sono pertinenti e anche il tipo di approccio quantitativo messo in atto per rispondervi. A lungo andare, però, questo approccio ha portato a mitizzare il dato, ad appiattire tutte le questioni sulla dimensione quantitativa.
Dietro i dati quantitativi ci sono processi di tipo qualitativo, ad esempio:
Quali strategie sono state messe in atto – se ci sono state – per diffondere l’italiano?
Secondo quali criteri sono state scelte le aree nelle quali agire?
Quali soggetti hanno deciso e gestito le strategie?
Si tratta di questioni di politica linguistica, che rischiano di non emergere se vengono appiattite unicamente sulla dimensione quantitativa.
Occorre, allora, mettere in atto una armonica azione di tipo quantitativo e qualitativo.
Unit 2 - Le indagini quantitative
La prima indagine (1979-1981)
Due storici della lingua italiana dell’Università La Sapienza di Roma – Ignazio Baldelli e Ugo Vignuzzi – guidarono la prima indagine sull’italiano nel mondo, promossa dal Ministero degli Affari Esteri, sviluppata alla fine degli anni Settanta e i cui risultati furono presentati nel 1982. Si tratta di un evento storico: per la prima volta dopo la nascita dello Stato repubblicano e democratico le istituzioni promuovono una azione conoscitiva di ampio respiro sulla materia.
Era allora Direttore delle Relazioni culturali l’Amb. Sergio Romano: si deve a lui la prima grande iniziativa di indagine sull’italiano nel mondo.
La raccolta dei dati riguarda tutta la rete delle istituzioni operanti all’estero: emanazioni del Ministero degli Affari Esteri (Istituti Italiani di Cultura, Società Dante Alighieri, scuole italiane, università ecc.).
La prima indagine riesce a coprire pressoché la totalità dei soggetti impegnati a insegnare l’italiano nel mondo.
La prima indagine: pionieristica, informatizzata, quantitativa
L’indagine di Baldelli e Vignuzzi ha un'importanza storica: ha un carattere pionieristico, e il suo approccio segnerà quasi tutte le successive.
È pionieristica innanzitutto perché per fa ricorso alle strumentazioni informatiche, allora – fine degli anni Settanta – davvero pionieristiche! Si basa su un questionario a risposta chiusa, trattabile informaticamente.
L’esigenza che ha spinto a realizzare l’indagine è di sapere qual era l’esatta consistenza dei pubblici dell’italiano nel mondo, quali le loro caratteristiche socioculturali e, soprattutto, quali le loro motivazioni allo studio dell’italiano.
Questi tre punti segneranno tutte (o quasi) le successive indagini.
La prima indagine: una lingua molto diffusa, di cultura
I principali risultati dell’indagine di Baldelli e Vignuzzi testimoniavano di una lingua oggetto di grande interesse da parte degli stranieri: si calcolava che ogni anno fossero almeno un milione e mezzo gli stranieri che si iscrivevano a un corso di italiano nel mondo. L’italiano confermava di essere, anche nell’era contemporanea, una delle prime quattro-cinque lingue più studiate, come era sempre stato anche nel passato, ma con una consistenza molto superiore.
Perché veniva studiato l’italiano?
Soprattutto, per un generico/generale interesse culturale. Erano gli adulti più che i giovani a studiarlo; non vi vedevano una motivazione strumentale, a esempio per il lavoro (a meno che non si trattasse di persone che volevano diventare insegnanti o traduttori).
Insomma, una lingua molto amata, ma che serviva a poco.
L’idea di una ‘lingua di cultura’, avente poca spendibilità sociale ma grande forza di attrazione culturale, viene certificata dalla prima grande indagine quantitativa.
Così, nasce e si rafforza una mitologia.
Unit 3 - Altre indagini quantitative
Le indagini quantitative (1981 – 2000)
Alla pionieristica ricerca di Baldelli e Vignuzzi ne succedono altre che seguono il suo approccio quantitativo. Fra queste una è promossa dal CNR – Consiglio Nazionale delle Ricerche e guidata da Giovanni Freddi. I risultati confermano e amplificano quelli di Baldelli e Vignuzzi, ma l’indagine di Freddi aggiunge una componente glottodidattica a quella quantitativa: vuole verificare anche i modelli di insegnamento, i materiali e le tecniche didattiche, nell’ipotesi che i riferimenti glottodidattici adottati influenzino la motivazione allo studio della lingua.
L’attenzione alla componente glottodidattica, di tipo ‘qualitativo’, ritenuta capace di influenzare le motivazioni dei pubblici dell’italiano L2, si inserisce in un momento di grande rinnovamento delle metodologie dell’insegnamento linguistico.
Le indagini quantitative (1981 – 2000)/2
Questo tema era al centro dell’agenda delle istituzioni europee, le cui azioni avevano già dato frutti importanti quali i materiali del Livello Soglia ('Treshold Level' / 'Niveau Seuil') e i diversi progetti centrati sui processi migratori (formazione linguistica e professionale degli adulti; formazione linguistica delle donne migranti; inserimento scolastico dei figli dei migranti).
Ancora indagini quantitative
Nel 1992 la Fondazione Agnelli promuove una indagine sulla situazione dell’italiano in Francia, Gran Bretagna, Germania, Spagna, Canada, Stati Uniti, Argentina, Brasile e Australia.
Anche questa ricerca ha un approccio quantitativo e mette a confronto la condizione della nostra lingua con quella delle altre lingue insegnate nei vari ordini scolastici.
Il quadro che ne deriva non appare lineare: si evidenzia una tendenza all’aumento del numero dei frequentanti dei corsi, ma su fasce scolastiche diverse e senza che la tendenza appaia consolidarsi come netta e strutturale.
Nel 1995 il Ministero degli Affari Esteri concentra le proprie rilevazioni statistiche sugli Istituti Italiani di Cultura. I dati segnalano da un lato la tendenza all’aumento del numero di iscritti, così come la forte componente di origine italiana presente entro la rete delle attività linguistico-culturali ex L. 153/1971, con più di 340.000 studenti, e più di 5.000 docenti
Ancora indagini quantitative/2
Nel 1999 la Società Dante Alighieri svolge un’indagine sui pubblici della propria rete di Comitati diffusa nel mondo. Anche tale ricerca mette in luce che l’82,5% degli studenti si avvicina all’italiano attratto dalla dimensione culturale intellettuale, declinata nei termini di una motivazione culturale generica, o di attrazione turistica, o di studio specifico.
Alla svolta del Millennio anche la quota di chi studia l’italiano guardando alla spendibilità nel mondo del lavoro cresce rispetto a quella rilevata dalla prima indagine.
Le varie indagini sono testimonianza di almeno due ordini di fenomeni: innanzitutto, il costante interesse del Ministero Affari Esteri per il monitoraggio della situazione dell’italiano nel mondo; poi, uno interno, cioè l’approccio metodologico prevalentemente adottato, che è di tipo quantitativo.
Per quanto riguarda i risultati, tutte manifestano la tendenza generale all’aumento del pubblico dei corsi di italiano.
Il mondo ormai avviato verso la globalizzazione mette in contatto le persone come mai prima; ne deriva un forte il bisogno di conoscenza delle lingue. Il mercato globale delle lingue cresce in modo deciso, e anche l’italiano risente positivamente di questo processo.
Le ricerche e le altre iniziative: i convegni locali di area
Il Ministero degli Affari Esteri, innanzitutto tramite la Commissione per la promozione della cultura italiana all’estero, organizza una serie di convegni in diverse aree locali: Europa, America del Nord e Latina, Australia.
Si tratta di momenti che attivano ricerche locali e riflessioni condivise fra i diversi soggetti italiani e locali.
Tutte le indagini segnalano la crescita dei pubblici, la loro varietà e la multipolare capacità di attrazione dell’italiano. Prevalgono gli interessi culturali, turistici e di studio.
Una forte componente del pubblico è costituita dai nostri emigrati nel mondo, che intendono mantenere le loro radici o riconquistarle, soprattutto nel caso delle generazioni successive alla prima. In realtà, come evidenzia Tullio De Mauro nella Storia linguistica dell’Italia unita (1963), l’emigrazione è per la maggior parte dei nostri emigrati l’occasione per conquistare, se non addirittura ‘inventare’ l’italiano. Il Made in Italy contribuisce a far uscire l’immagine dell’italianità dai limiti della dimensione ‘etnica’ legata agli stereotipi delle prime ondate emigratorie.
L’italiano comincia a ‘fare tendenza’.
Mai come in questi anni il dibattito sul rinnovamento delle metodologie per l’insegnamento linguistico coinvolge l’italiano e i suoi docenti, in Italia e nel mondo.
Le certificazioni di italiano lingua straniera: la prima fase
La citata Commissione promuove la creazione di una certificazione della competenza in italiano lingua straniera. Una scelta caratterizzata da due tratti che saranno smentiti dallo svolgersi dei fatti. Innanzitutto, il Ministero pensa a una unica certificazione nazionale; poi, affida l’incarico alle due istituzioni universitarie italiane specializzate nell’italiano per stranieri – Perugia e Siena.
Dopo anni di tentativi non andati a buon fine, nel gennaio 1993 il Ministero organizza un seminario con le tre Università che si erano impegnate nell’iniziativa: Roma Tre (affidataria iniziale), Università per Stranieri di Perugia, Università per Stranieri di Siena. Con esse viene stipulata una convenzione, poi allargata anche alla Società Dante Alighieri.
Le certificazioni di italiano lingua straniera: la prima fase/2
Da quel momento e a partire dalle sedi degli Istituti Italiani di Cultura si diffonde nel mondo anche una offerta certificatoria dell’italiano L2: la CILS di Siena, il CELI di Perugia, il CERT.IT di Roma Tre, il PLIDA della Dante Alighieri. La pubblicazione del Quadro Comune Europeo di riferimento per le lingue contribuisce a formalizzare e armonizzare i quadri teorici, le scelte metodologiche, i livelli di competenza certificati.
Nel 2012 gli enti certificatori si collegano nella associazione CLIQ – Certificazione di Lingua Italiana – Qualità, che ha il compito di garantire i livelli di qualità del processo certificatorio. Oggi, sono più di 100.000 gli stranieri che hanno conseguito un certificato di italiano lingua straniera.
Unit 4 - La svolta del millennio
Italiano 2000
Nel grande processo di crescita del bisogno e della richiesta di lingue, e parallelamente del mercato delle lingue, la svolta del Millennio impone diverse domande: qual è la reale consistenza quantitativa dei pubblici dell’italiano rispetto ai pubblici delle altre L2?
Quali modelli teorici sono necessari per inquadrare il nuovo stato linguistico del mondo?
Quali sono le eventuali nuove funzioni e le nuove motivazioni al contatto con le L2 e quelle specifiche per l’italiano L2?
Entro il nuovo scenario globale, ha ancora senso pensare a una lingua che si diffonde alimentandosi dell’opposizione fra ‘lingua’ e ‘cultura’, fra valori strumentali della comunicazione e valori culturali intellettuali? Questa distinzione può sorreggere una politica linguistica per l’italiano nel mondo globale?
Il Ministero degli Affari Esteri affida a Tullio De Mauro lo svolgimento di una nuova indagine sull’italiano nel mondo: verrà chiamata Italiano 2000 e segnerà una svolta teorica e metodologica sulla materia.
Italiano 2000: nuovi modelli teorici e metodologici
La novità di Italiano 2000, prima che nei risultati, è nel modello teorico di riferimento. L’indagine intende superare il feticismo dei dati quantitativi, la loro presunta neutralità e assolutezza, e si concentra sul modello teorico capace di inquadrare la materia e di generare ipotesi di ricerca.
Sono tre gli elementi costitutivi del modello teoretico alla base di Italiano 2000:
- Il mercato globale delle lingue. Nel mondo globale le lingue sono in rapporti competitivi, come in un mercato si rivolgono a un pubblico e generano valori non solo comunicativi e culturali;
- La spendibilità sociale della competenza. Nelle indagini precedenti l’italiano sembrava avere una limitata attrattività per quanto riguardava la sua usabilità strumentale, in particolare in riferimento al mondo del lavoro;
- Il nesso lingua – cultura – società – economia. Nel mondo globale, nel mercato globale delle lingue non competono le lingue, intese come sistemi formali di regole, ma competono complessi di fattori interrelati: i nessi fra lingua – cultura – società – economia.
Italiano 2000 riprende la lezione di Giuseppe Ungaretti, che ricordava come nel caso dell’italiano, a differenza delle altre lingue, nel mondo si diffondevano prima la lingua e la cultura, e al loro seguito l’economia.
Italiano 2000: i risultati
Italiano 2000 confermava l’andamento crescente degli iscritti ai corsi di italiano nel mondo. In una ipotetica classifica delle L2 più studiate nel mondo, l’italiano era la prima scelta come quarta lingua. In alcuni Paesi era la seconda in assoluto. Si tratta di una conferma perché da sempre l’italiano è stata una lingua ben presente nel profilo di competenze delle classi dirigenti almeno europee (il mito del Grand Tour ne è una testimonianza).
Un altro dato quantitativo ci sembra ben più importante, ma ha avuto molta minore risonanza: il 23% degli informanti si avvicinava all’italiano per motivi di lavoro. Il fattore ‘spendibilità sociale della competenza’ si manifestava come un elemento innovativo e in grado di modificare lo status dell’italiano rispetto a quello che aveva alla fine degli anni Settanta.
Italiano 2000: i risultati/2
Crescita e nuove funzioni si collocavano, però, in una situazione fluttuante, dove non si riusciva a rendere strutturale la crescita e le nuove opportunità. L’italiano sembrava avere una notevole capacità di attrazione, di ‘presa’ sulle esigenze dei pubblici del nuovo Millennio, ma anche una intrinseca debolezza, incertezza, oscillazione, dipendenza da fattori estrinseci e locali, non collegamento con azioni strategicamente concertate.
Unit 5 - L'italiano dopo Italiano 2000
Dopo Italiano 2000: l’italiano al tempo della crisi
La crisi economico-finanziaria globale del 2008-9 ha conseguenze anche sul mercato delle lingue.
Le ridotte disponibilità finanziarie restringono i consumi culturali e perciò anche quelli linguistici.
Si definisce un ‘nuovo ordine linguistico globale’, con una lingua al vertice (l’inglese; ma già lo era da decenni), e con una svalutazione di tutte le altre, così come in generale delle discipline umanistiche.
Il disimpegno dalle lingue è evidente nel continente americano (ved. i dati della Modern Language Association), con molte università che chiudono dipartimenti e cattedre di lingua, e affidano la gestione della formazione linguistica a soggetti altri, spesso privati.
L’italiano risente pesantemente degli effetti della crisi, non sull’immediato, ma a più lungo periodo.
Nell’immediato, cioè negli anni immediatamente seguenti a quello della crisi, sembra resistere al calo di diverse altre lingue (ad esempio, il francese), assumendo il valore di ‘lingua di nicchia’, capace di attrarre proprio per la sua indipendenza dalle fluttuazioni dei contesti di uso.
I dati della crisi
A più lungo termine, l’idea che l’italiano sia una ‘lingua di nicchia’, molto legata a una visione di una lingua ‘di cultura’, manifesta le sue debolezze. Con poche risorse e con instabili strategie; incapace di tenere dietro all’evoluzione della nostra tradizionale e nuova emigrazione; con difficoltà a sfruttare il legame con il Made in Italy: l’italiano entra in crisi in diverse realtà mondiali.
I dati del rapporto MLA dicono che dal 2016 al 2018 l’italiano negli USA ha perso il 20% di iscritti ai corsi a livello di college. Tutte le lingue sono in diminuzione (salvo l’inglese), ma il calo dell’italiano è vistoso! Ora, è al sesto posto negli USA, scavalcata da lingue, come il giapponese, che prima erano dietro di lei con molti punti di distacco.
I dati della crisi/2
La stessa crisi è stata segnalata nel novembre del 2017 in occasione del convegno per il Centenario dei corsi della Scuola di lingua e cultura italiana per stranieri di Siena.
Chiusura di dipartimenti e di cattedre, diminuzione di iscritti: questa è oggi la tendenza, salvo in aree quali l’Estremo Oriente (Cina, Vietnam, India) e l’Africa. Si tratta di aree impegnate in forti processi di sviluppo, dove sono presenti imprese italiane e che hanno comunque intensi scambi commerciali con l’Italia.
I dati ufficiali del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale vanno inspiegabilmente in direzione contraria: l’italiano aumenterebbe nel 2018 il numero di iscritti di più del 3%. La contrapposizione fra ‘lingua di cultura’ (intendendo ‘cultura intellettuale’ e sottintendendo ‘per pochi’) e ‘lingua capace di generare anche valori strumentali’ si dimostra uno dei fattori che hanno reso difficile all’italiano resistere alla crisi.
Eppure, sono molte le sue potenzialità.
Italiano Globale: uscire dalla crisi si può
La situazione attuale è il frutto di fattori esogeni e endogeni, della mancanza di una vera politica linguistica intesa come progetto strategico di sviluppo espressivo, linguistico, comunicativo.
L’ideologia attuale del mondo globale sulle lingue porta a disinvestire. Perché?
Un progetto globale di politica linguistica può essere una proposta valoriale italiana.
Più che di controegemonia valoriale della lingua-cultura italiana ai valori ‘di plastica’ del mondo globale (come propone Daniele Balicco) si può pensare a una posizione integrativa. La lingua-cultura italiana può proporsi agli altri, si offre agli altri e si diffonde; gli altri la prendono e ne diventano un po’ padroni.
Italiano Globale: uscire dalla crisi si può/2
Nei secoli passati il rapporto fra gli stranieri apprendenti l’italiano e gli italofoni era molto più favorevole ai primi rispetto a oggi: ma siamo davvero disponibili ad accettare di non essere più gli unici padroni dell’italiano?
Per elaborare un progetto di ripresa dell’italiano occorre sviluppare le sue potenzialità a tutti i suoi livelli: porta di accesso a una cultura intellettuale plurisecolare; porta di accesso a un modo di vivere basato su una idea di qualità della vita che attraversa tutta la persona e la società; strumento per riconquistare i ritmi lenti del gusto e del buon gusto, del buon vivere, dello stare bene insieme; strumento per lavorare con uno dei 10 Paesi più industrializzati del mondo.
Risorse della lezione
- I dati sull’italiano nel mondo
- Quiz: L’italiano nel mondo - lez. #1
- Vecchie e nuove vie di diffusione dell’italiano nel mondo
- Quiz: L’italiano nel mondo - lez. #2
- Lo spazio linguistico dell’emigrazione italiana nel mondo
- Quiz: L’italiano nel mondo - lez. #3
- La storia dell’italiano diffuso fra gli stranieri
- Quiz: L’italiano nel mondo - lez. #4
- Per una politica di diffusione dell’italiano nel mondo
- Quiz: L’italiano nel mondo - lez. #5
- L’italiano degli e per gli stranieri in Italia
- Quiz: L’italiano nel mondo - lez. #6
Immagini slide 12
Immagini slide 15
Immagine slide 22
Immagine slide 23
Immagine slide 25
Lezione 1 (slide n. 1) - Unit 0 - Introduzione generale. Una questione di modelli teorici e di metodi
Lezione 1 (slide n. 6) - Unit 1 - Gli stranieri che studiano l'italiano nel mondo
Lezione 1 (slide n. 9) - Unit 2 - Le indagini quantitative
Lezione 1 (slide n. 13) - Unit 3 - Altre indagini quantitative
Lezione 1 (slide n. 21) - Unit 4 - La svolta del millennio
Lezione 1 (slide n. 26) - Unit 5 - L'italiano dopo Italiano 2000
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