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Qualità e innovazione. Sono questi i due elementi che aiutano le aziende a emergere in mercati spesso saturi. Puntare alla qualità, al rispetto degli standard fissati ed essere capaci di progettare, sviluppare e realizzare innovazioni di prodotto è altamente strategico per il raggiungere il successo.

Accanto alle più tradizionali modalità di engineering per la produzione industriale, l’ingegneria inversa (reverse engineering) e la produzione per strati (additive manufacturing) stanno diventando oggi sempre più cruciali per il settore della ricerca e innovazione dei prodotti delle singole imprese, per incrementare la loro competitività e, in generale, quella dei mercati nazionali di riferimento.  

Vediamo insieme perché.

Il Reverse engineering e l’Additive Manufacturing per la produzione aziendale 

Grazie ai continui sviluppi di software e di tecnologie realizzati in questo settore, a partire dagli anni Ottanta, oggi è possibile con il reverse engineering trasformare parti del mondo fisico – oggetti, attrezzature – in modelli virtuali tridimensionali di tipo geometrico-matematico vicinissimi al vero. 

Partendo dalla rappresentazione virtuale in 3D, dotata di tutte le informazioni fisico-spaziali dell’oggetto-campione, si può procedere alla fedele riproduzione o innovazione dell’oggetto grazie all’uso di strumenti e programmi idonei alla produzione a strati (additive manifacturing), tra cui la stampa 3D. 
Il prodotto prende così forma, passando dal digitale allo stato fisico grazie alla polimerizzazione dei materiali.

I vantaggi di queste due modalità per la produzione sono numerosi, infatti è possibile: 

  • ottenere informazioni preziose su oggetti non più in produzione o pezzi unici;
  • provvedere al calcolo dimensionale degli oggetti per valutare “errori” in fase produttiva;
  • ridurre i tempi e i costi di progettazione, sviluppo e realizzazione del prodotto;
  • produrre e perfezionare prototipi a costi ridotti;
  • dare vita anche a forme molto complesse (e dispendiose) da realizzare manualmente.

Dove viene usato il reverse engineering e la produzione a strati? 

L’uso più immediato e collaudato del reverse engineering e della produzione a strati è, quindi, legato ai processi produttivi: l’analisi dei prodotti, la loro progettazione, innovazione e le diverse fasi di realizzazione. 

  • Nel settore manifatturiero, navale, automobilistico e del design sono già molto usate le tecniche legate ai laser 3D o alla fotogrammetria. Dalla progettazione e innovazione sulla base dei modelli CAD tridimensionali, segue poi la fase di produzione di prototipi, o pezzi finiti, per aggiunta di strati in resina e altri materiali plastici, ma anche in leghe metalliche, ceramica e filamenti di simil legno.
  • L’ambito biomedico è un altro settore di applicazione molto importante anche in vista di prospettive future. Ad oggi sono già diffuse ad esempio l’uso di specifici componenti ortodontici realizzati per sovrapposizione di strati ed anche le ecografia in 3D.
    In particolarel’uso di modelli virtuali in 3D sono utili non solo per le diagnosi ma anche per la simulazione di interventi chirurgici, offrendo un valido supporto per migliorare le tempistiche e le procedure prima di affrontare il paziente reale. Grazie ai modelli anatomici virtuali in 3D, si possono anche “collocare” eventuali protesi per analizzarne il funzionamento in maniera preventiva, o provvedere alla loro prototipazione con le tecniche di additive manufacturing. 
  • Interessante è anche l’impiego di queste tecniche nel campo dei beni culturali.

Il corso di Reverse Engineering e la stampa 3D su Federica

Il corso su federica.eu, Reverse Engineering e la stampa 3D offre la possibilità di scoprire le diverse evoluzioni tecnologiche e di software necessarie all’affermarsi del reverse engineering e dell’additive manufacturing, il loro funzionamento e impiego pratico. 

Curato dal prof. Massimo Martorelli, professore di Disegno e Metodi dell’Ingegneria Industriale dell’Università di Napoli Federico II il MOOC, dedicato agli studenti di ingegneria ma accessibile a tutti gli interessati, presenta numerosi casi studio condotti presso il Laboratorio CREAMI (Center of Reverse Engineering and Additive Manufacturing Innovation) dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, diretto dallo stesso Martorelli.  

Se ad Archimede serviva un solo punto per sollevare il mondo, oggi, con una “nuvola di punti” possiamo addirittura ricrearlo! 
Scopri come tutto questo può essere utile per te e la tua attività, con il corso online gratuito Dal Reverse engineering alla stampa 3D