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Evidenze neuroscientifiche dimostrano come le emozioni abbiano un ruolo molto importante anche in ambito scolastico e si riflettano sulla qualità dell’apprendimento degli alunni. Infatti, l’intelligenza e l’apprendimento funzionano al meglio quando si è felici. L’insegnante ha un compito non facile in questo senso: il suo ruolo deve essere quello di porsi come mediatore di benessere nell’insegnamento di cose complesse. Oggi vi è molta attenzione sul ruolo delle emozioni dell’ambito educativo. Si parla infatti di Warm Cognition, concetto sviluppato negli ultimi anni e che si focalizza sul rapporto tra cognizioni ed emozioni.  Tuttavia gli studenti, soprattutto negli ultimi tempi, lamentano la mancanza di attenzione agli aspetti affettivi, dovuta anche al fatto che in questa emergenza si è pensato molto all’aspetto didattico e poco a come gli studenti vivessero interiormente questo momento di crisi. 

La domanda che scaturisce da questo ragionamento è: quanto è importante la relazione e l’emozione nell’educare? Abbiamo chiesto un parere in merito a  Daniela Lucangeli, psicologa, esperta di disturbi dell’apprendimento e docente di Psicologia dello Sviluppo presso l’Università di Padova e nota per la sua innovativa idea di insegnamento basata sulle emozioni positive. 

Secondo recenti ricerche nell’ambito dell’insegnamento dividere le funzioni cognitive da quelle emotive è fortemente sconsigliato.

In particolare – spiega la Lucangeli – lo studio delle emozioni ci ha dato prova di come esse abbiano luogo nel sistema limbico, in particolare nell’amigdala, e abbiano una funzione di allerta per l’organismo, fortemente legata alla sopravvivenza. Questa attivazione dei centri sottocorticali dell’encefalo determina la componente fisiologica dell’emozione (ad esempio: la tachicardia, la sudorazione e la tensione muscolare, ecc.) e parallelamente avviene una valutazione dello stimolo anche da parte delle cortecce associative, che mettono in moto i processi di valutazione cognitiva, legata al contesto, rendendo queste funzioni parti integranti dell’esperienza emotiva. Dunque se i nostri bambini e studenti studiano con ansia, con paura del giudizio, con la noia, cosa ci possiamo aspettare? Il loro sistema di sopravvivenza si attiverà ora e in futuro in modo tale da consentirgli l’evitamento di situazioni analoghe.”

Emozione e cognizione sono dunque fortemente connesse dal momento che sono proprio le emozioni ad accompagnare l’apprendimento degli studenti.  

“Se ci si concentra solamente sull’aspetto didattico o cognitivo  – prosegue la Lucangeli – si rischia di perdere di vista il legame forte tra emozioni e apprendimento, che possiamo far sperimentare proprio nei contesti scolastici ed educativi. Occorre dunque che gli adulti e gli insegnanti per primi si sentano protagonisti del cambiamento che vorremmo vedere tutti nella scuola, che si pongano come differenziali di sviluppo, veri e propri “potenziatori di funzione” pronti non a sostituire o a giudicare, ma ad accompagnare ogni persona in ciò che sta vivendo e di cui ha bisogno in questa particolare finestra evolutiva”.

Secondo quanto detto precedentemente, quindi, tanto l’affettività e anche l’attività in presenza hanno giocato in passato un ruolo fondamentale nella fase dell’apprendimento. L’emergenza sanitaria, tutt’ora in corso, non ha più permesso alle due dimensioni di sussistere. Il distacco fisico ha rappresentato una delle componenti fondamentali durante la pandemia e questo, come conferma la professoressa Lucangeli,  ha influito sullo stato emotivo degli studenti riportando non poche conseguenze.

Ognuno ha reagito a questo evento attribuendogli un significato emotivo e cognitivo differente, a seconda di quelle che sono state le sue conoscenze e i propri vissuti. Una parte rilevante del nostro sentire e delle nostre attribuzioni si esprime con il corpo, e in particolare con il corpo in relazione. In questo tempo invece ci si è dovuti collegare agli altri in modalità virtuale. Gli schermi dei computer o del nostro smartphone possono darci molto in termini di contatto, ma ci connettono con l’altro solo attraverso la vista e l’udito, escludendo gli altri sensi e gli aspetti di vicinanza che solo la presenza fisica ci può dare. Un altro tema emotivo che ha contraddistinto questo periodo è stata l’esposizione al rischio di morte. Accompagnando noi in particolare l’età evolutiva, e studiandone gli sviluppi, ci siamo accorti di quanto sia stato difficile e poco elaborato il vivere emotivo dei bambini, bambini che ancora anche oggi esprimono i loro vissuti attraverso disegni e modalità espressive a tema mortifero, con cimiteri, teschi, simboli di morte. Come adulti significativi non possiamo lasciare spazio al non detto, ma costruire un lessico familiare e scolastico, spazi e tempi che permettano ai bambini e agli studenti di sentirsi non abbandonati ma sempre tenuti in considerazione e accompagnati, in un mondo che non è sempre comprensibile, ma è abbracciabile”. 

Il ruolo degli “adulti” pare quindi essere decisivo e proprio in vista della riapertura delle scuole, i docenti a partire da settembre, dovranno sempre più considerare l’aspetto emotivo e relazionale con gli studenti. Il ritorno alla normalità non è una cosa facile e ci si chiede c’è un modo per tutelare gli studenti da un punto di vista emotivo e in che modo sia possibile farlo. 

“È necessario – spiega la Lucangeli–  che ogni insegnante conosca bene le emozioni che “transitano” nell’apprendimento: ci si può occupare di apprendimento solo se si comprende la potenza della sincronicità fra le informazioni e le memorie emozionali. 

Per tutelare gli studenti occorre sostenere le loro emozioni positive, nel promuovere la percezione di autoefficacia, ovvero la capacità di sentirsi in grado di far bene; nell’aiutarli a sperimentare il successo, soprattutto nelle prime fasi dell’apprendimento, momento in cui i pensieri sul sé sono in fase di costruzione; nell’offrire dei modelli positivi e nell’incoraggiarli, soprattutto di fronte all’errore. Questo diventi uno strumento educativo. Sbagliando non si è giudicati, non è un’assenza di abilità ma un’occasione per imparare!

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