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Alla luce dei due mesi appena trascorsi e in vista della lenta ripresa che si prospetta con le cosiddette fasi 2 e 3 dell’emergenza Covid-19, è necessario provare a fare una valutazione dei pro e dei contro della didattica a distanza per il prossimo futuro. 

In questo frangente, inevitabilmente, non sempre è stato possibile programmare, pianificare e organizzare al meglio tutte le attività, rincorrendo quotidianamente la necessità di offrire contenuti di studio online. 

Molti sono i docenti che hanno mantenuto l’assetto delle lezioni “standard”, dialogando ogni giorno con i loro allievi, in diverse occasioni, davanti al computer e assegnando poi i compiti per il pomeriggio, in assenza di una propensione all’utilizzo di risorse e corsi multimediali da poter integrare efficacemente nella propria didattica.

Sul fronte delle famiglie, tante sono le difficoltà riscontrate. I genitori spesso faticano nell’aiutare i propri figli a a stabilire le priorità. Sensibile è l’aumento delle “discriminazioni” di classe: tanti sono i ragazzi che, in stato di povertà, non posseggono un pc o un dispositivo utile. I dati Istat del 2019 ci dicono che solo il 76,1 per cento delle famiglie dispone di un accesso a internet. Dunque è verosimile che un quarto degli studenti non abbia la possibilità di partecipare a momenti di didattica a distanza con strumenti idonei.

È necessario, tuttavia, fare un passo ulteriore per sostenere e mantenere vivo il rapporto scuola-studenti e scuola-famiglia attraverso l’avvio di percorsi che vadano oltre la didattica e possano essere di supporto in questa situazione. Mentre alcuni dirigenti e docenti raccontano le loro esperienze, altri si domandano cosa succederà in futuro e soprattutto se la didattica a distanza troverà spazio nei percorsi scolastici futuri.

In questo nuovo appuntamento di Insegnare Online abbiamo approfondito queste tematiche con il prof. Antonio Fini, attualmente dirigente scolastico presso l’Istituto Comprensivo Sarzana di La Spezia, soprattutto per valutare come portare avanti una “didattica mista”, prendendo spunto anche dall’offerta formativa di tante piattaforme di corsi online già esistenti in ambito nazionale e internazionale.

Immediato è il riferimento di Fini alla necessità di un’organizzazione a più livelli con il coinvolgimento di diversi team di supporto. La chiave è, quindi interazione, tra diverse competenze, con il coinvolgimento di un team di supporto tecnico, che si avvalga di figure professionali come gli animatori digitali; un team di supporto didattico che possa analizzare le possibilità e progettare soluzioni. Altrettanto importante diviene il ruolo del dirigente scolastico come “leader educativo”; mentre riguardo i docenti urge un’adeguata formazione in ambito tecnologico.  

Su questi temi il prof. Fini, insieme ad altri tre dirigenti scolastici (Laura Biancato, Amanda Ferrario, Alessandra Rucci) è anche autore di un documento/propostaLa scuola riparte (anche) fuori dalle mura”, pensato per il prossimo anno scolastico 2020/2021, dove si avanzano proposte indirizzate a tutti i gradi d’istruzione, ma l’aspetto più interessante riguarda la strutturazione delle lezioni online. Per farlo hanno pensato di istruire due gruppi di lavoro:

1. Primo gruppo. Prevede risorse con il ruolo di “content manager” (CM) che dovrebbero dedicarsi all’individuazione e allo sviluppo di una piattaforma da rendere disponibili a tutte le scuole. I contenuti, inseriti in un repository organizzato, dovrebbero consistere in materiali in formato standard, utilizzabili su tutte le piattaforme cloud delle scuole e in video facilmente organizzabili per le trasmissioni in TV. Al materiale scritto si affiancano videolezioni relativamente brevi (max 15’). Già il servizio Rai Play Learning potrebbe rappresentare una base per l’ apprendimento.A questo primo gruppo di lavoro potrebbero contribuire in modo significativo, oltre ad esperti del settore della comunicazione, le case editrici, fornendo materiali di base provenienti dai libri di testo già disponibili sul mercato.

2. Secondo gruppo. Composto da persone che ricoprono il ruolo di “instructional designer” (ID). Lavorando a stretto contatto con il gruppo CM, basandosi il più possibile sui contenuti sviluppati e facendo riferimento ad alcuni formati standard, la task force ID dovrebbe produrre una sorta di lesson plan utilizzabili da tutti i docenti, naturalmente adattabili ai singoli contesti.

Per dirla con Antonio Fini:

“Ogni scuola ha i suoi punti di forza e i suoi punti di debolezza, ma a settembre sarà necessario partire con una forte organizzazione tecnico – didattica”.

Quel che è certo è che servirà un’attenta pianificazione per rendere efficace la DaD e che questo frangente possa servire a capire che la didattica si sta trasformando con una   possibile apertura verso una modalità “mista”, non più basata esclusivamente su quella più classica e onsite ma tracciando una linea comune, utile per il dialogo su questi temi.

Sei un docente o un dirigente scolastico? Condividi la tua esperienza nella sezione commenti.


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La scuola riparte (anche) fuori le mura

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